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Il gene che può fermare il tumore

11/06/2018

Tre scienziati australiani scoprono i segreti del gene p53, che riesce a fermare il linfoma a cellule beta. E forse anche altri cancri

TRE scienziati del Walter and Eliza Hall Institute di Melbourne hanno scoperto come gene responsabile della cencerogenesi, il p53, riesce a fermare lo sviluppo del linfoma e potenzialmente anche altri tipi di cancro. Secondo gli scienziati, che hanno pubblicato su Nature Medicine, uno speciale gruppo di geni coinvolti nel normale processo di riparazione del Dna, sono vitali per far funzionare p53. E' la prima volta - secondo Ana Janic, una del gruppo - che uno studio ha spiegato come p53 riesca a prevenire la crescita del tumore.

"Abbiamo scoperto, ed è stato molto eccitante - ha raccontato Janic - che il gene MLH1 che ripara il Dna, e anche altri, sono fondamentali nell'abilità di p53 di prevenire lo sviluppo di linfomi a cellule beta". Il fatto che MLH1 si sia rivelato un'arma che potenzia p53 nella battaglia contro il cancro può aiutare i medici - secondo i ricercatori - a diagnosticare prima e prescrivere farmaci più sicuri e su misura per ogni paziente. "Per esempio, se un paziente ha un linfoma con una mutazione che inattiva il meccanismo di riparazione del Dna, i medici adesso sanno come evitare alcuni trattamenti che danneggiano il Dna, come la chemioterapia, che può anche rendere il cancro più aggressivo", continua Janic.

"E' stato sorprendete scoprire che la perdita di MLH1 non fa funzionare bene p53, e provoca lo sviluppa del linfoma. E quando rimettevamo MLH1, lo sviluppo del tumore si arrestava", ha raccontato Marco Herold, professore associato. L'entusiasmo ha portato il terzo ricercatore, Andreas Strasser, a parlare addirittura di "santo graal" per i ricercatori che lavorano in oncologia. "La metà dei tumori è collegata a cattivo funzionamento di p53 - ha spiegato - da tempo eravamo consapevoli di questa importanza ma nessuno era stato in grado di spiegare come la proteina riesce a bloccare lo sviluppo del cancro. Fino ad ora. E così andiamo avanti, in studi più approfonditi del gene". E in nuovi obiettivi, come il tumore al colon e al pancreas. "Questo perché p53 è mutato in circa il 70% di questi due cancri, e questa scoperta potrebbe avere un impatto significativo nella comprensione di queste malattie"

Fonte: www.repubblica.it

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